lunedì 20 maggio 2013

Riflessioni di carta.

Stamattina, mentre sono assorto nella mia classica perlustrazione internettiana, mi imbatto in un tweet di Tito Faraci, che esordisce così:

Novello Lapalisse, rifletto su come i fumetti in Italia vendano ancora tantissimo ma non abbiamo un evento paragonabile al Salone del libro.

Potete immaginare facilmente come le risposte non si siano fatte attendere.
Immediatamente, qualcuno cita subito il Lucca Comics e il Napoli Comicon, assurgendo a motivazione d'esempio il numero di biglietti strappati dal festival toscano maggiore rispetto addirittura al Comicon di San Diego, o la passione sfrenata che starebbe dietro ai partecipanti a simili eventi, introvabile nei visitatori di una kermesse libraria.

Non sono qui per prendere le parti di alcuno. Tutt'altro. Sono qui, a scrivere, perché l'argomento, e il dibattito scaturitone, mi ha molto interessato, e gradirei esternare un commento tentando di guardare sotto una luce più particolareggiata ciò che Tito volesse intendere. No, perché magari è stato solo un pochino frainteso. O, più probabilmente, i 140 caratteri di Twitter non hanno potuto permettere di esprimere appieno il suo punto di vista.

Per come la vedo io, ciò con cui è possibile concordare, e forse proprio ciò che lo scrittore voleva sottolineare, è che la risonanza e l'attenzione mediatica (e pubblica) che possiede il Salone del Libro non è appannaggio di alcun analogo evento fumettistico italiano.

Ragioniamo.

Non è giusto discutere solo per numero di visitatori, ovviamente. La qualità di una manifestazione si riconosce innanzitutto dal suo contenuto, da come quel contenuto è presentato, e da chi viene a presentarti parte di quel contenuto, che contribuisce a creare. Gli ospiti sono sempre una parte fondamentale di simili manifestazioni. Altrimenti, potremmo mettere sul piatto i 900.000 visitatori medi del Motorshow di Bologna e chiudere tutto il resto.

Gli ospiti, dunque, appunto. Gli ospiti sono il pezzo forte che focalizza l'attenzione sull'evento. Vorreste dirmi che a Lucca non ci sono ospiti degni? Volendo mentire spudoratamente, sì. Ma qual è la differenza fra gli ospiti del Lucca Comics e quelli del Salone del Libro, fra ciò che portano in mano (e a voce) quelli del Lucca Comics (e quelli di un po' tutte le altre fiere) e quelli del Salone del Libro? Che quelli del Lucca ti parlano di fumetti, e quelli del Salone di libri? No. Che quelli del Lucca ti parlano di fumetti, e quelli del Salone di tutto. Qui, probabilmente, sta il nodo centrale.

Chi va a Lucca è un appassionato, noi diremmo un nerd. Si imbuca lì e sta due ore in coda per avere l'autografo di Jeff Smith. Poi torna a casa, e magari parla con i genitori. "Sapete che ho avuto un autografo da Jeff Smith?". La reazione più tranquilla, a quel punto, sarà quella di veder comparire un W.T.F. impresso sulle fronti del parentado. Ovviamente, segue il telegiornale, ma di Jeff Smith al Lucca Comics neanche una traccia. Neanche una traccia del Lucca Comics, a dire il vero, tranne che forse sul TGR Toscana.
E quello che va al Salone del Libro? Be', quello si fa le due ore di coda, e si stipa in una sala ad ascoltare Roberto Saviano. Oppure Mario Draghi. Poi torna a casa, e dopo aver assistito per bene ad un bel battage tele-giornalistico su Draghi e Saviano al Salone, racconta a visi curiosi e ipnotizzati quanto incredibile sia stato ascoltare ciò che usciva dalle loro vere voci.

Con questo, vuoi dire che gli ospiti di Lucca non valgono un tubo, direte. Proprio no. Alla scorsa edizione ho assistito ad una stupenda quanto commovente conferenza di Giorgio Cavazzano, mentre ieri, al Lingotto, non son riuscito a sentire nemmeno uno dei nomi che erano venuti lì per raccogliere masse. Eppure, di Cavazzano a Lucca non si è mai parlato sui media tradizionali (e pochino online, tranne che sui siti specializzati), mentre di Renzi a Torino hanno sbandierato tutti i telegiornali.

Con questo, vorrei concludere il discorso e sperare di aver dato un punto di vista soddisfacente su ciò che suppongo intendesse Tito con quel post. La risposta, si chiama nicchia. La nicchia in cui il fumetto è ancor chiuso oggi, non solo in Italia, credo, ma in particolar modo nel nostro paese. E a cui il libro, e ciò intorno a cui il libro ruota - cioè, potenzialmente, tutto  - non appartiene. Perché è pleonastico dire che un luogo dove, a distanza di due ore, potrai sentir parlare il Presidente della BCE e lo scienziato di fama internazionale che ti tiene la sua lectio magistralis, avrà per forza di cose un eco di risonanza enormemente maggiore di una manifestazione per appassionati. E' un difetto ciò, per l'evento da appassionati? Ne siete davvero convinti?

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